Imu sui suoli edificabili, per non pagarla si può retrocedere a terreno agricolo

15 Ottobre 2019

L’on. Cassese ha segnalato una serie di casi di terreni agricoli, poi riconosciuti edificabili perché inseriti in zone di espansione urbana. Una trasformazione che ha aumentato il valore dei terreni, e di conseguenza le tasse da pagare, ma si è trasformata in un “dramma a carico di cittadini che non sanno come far fronte ad una situazione debitoria abnorme, immeritata e ingiusta”.

 
Secondo Cassese, infatti, “le alte imposte, nonostante non sia stato elaborato un piano di lottizzazione e probabilmente non si costruirà mai, è un’ingiustizia”. Cassese ha quindi chiesto al Parlamento un sistema di retrocessione da terreno edificabile ad agricolo basato su parametri oggettivi e non sulla discrezionalità delle Pubbliche Amministrazioni. 
 

Terreni edificabili, quando si paga l’IMU?

Un terreno è edificabile quando il PRG stablisce che su di esso si può costruire. Per il Fisco, un terreno edificabile ha un valore di mercato maggiore rispetto a uno su cui l'edificazione non è consentita. Su questo valore di mercato del terreno viene quantificata l’IMU da pagare. Sono esenti dall’IMU le aree edificabili possedute da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali.
 
Se, invece, il possessore dell’area edificabile non ha la qualifica di coltivatore diretto o imprenditore agricolo, dovrà pagare l’IMU in misura ordinaria. Secondo le stime di Ancitel, società che fa capo all’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), si tratta di una situazione penalizzante date le difficoltà di sfruttare economicamente il valore del terreno mediante la realizzazione di fabbricati o la vendita del terreno dovute alla crisi economica.
 

Imu, la retrocessione e le attività dei comitati cittadini

Contro l'aggravio delle imposte, a carico dei proprietari che hanno visto cambiare la destinazione dei propri terreni, si sono costituiti dei comitati cittadini: a Grottaglie (TA), città natale di Cassese, Ripalimosani (CB), Vasto (CH), Osimo (AN) e Chieti.

In una nota diffusa ieri, il Comitato IMU Ripalimosani sottolinea che "i membri dei diversi comitati evidenziano che il problema di fondo risiede nella politica di idealizzare una ricchezza del tutto illusoria, derivante da un sistema messo in piedi esclusivamente per far cassa. Si tratta di un meccanismo che lede il principio costituzionale della capacità contributiva poiché, oltre al salasso IMU, viene alterata la classificazione reddituale del contribuente". I comitati, si legge nella nota, "accusano il carattere arbitrario” dell’operato delle amministrazioni comunali.

Un caso positivo, secondo il comitato, arriva da Chieti. Qui l’Amministrazione, racconta la nota, ha preso atto delle difficoltà e ha dato ai cittadini la possibilità di fare istanza di retrocessione dei terreni, da edificabili ad agricoli. La richiesta è stata poi approvata dal Sindaco, che ha predisposto una variante al Piano regolatore generale. Negli altri Comuni, invece, la richiesta di retrocessione non è stata ancora presa in considerazione.
 
L’obiettivo dei comitati cittadini, sostenuti da Cassese, è estendere a tutti la possibilità di ottenere la retrocessione.
 

IMU sui terreni, il caso di Chieti

A Chieti, nel 2008, la variante generale Piano dei Servizi ha reso edificabili una serie di terreni fino ad allora classificati come agricoli.
 
Alla variante sono seguite numerose richieste di poter retrocedere le aree divenute edificabili. Questo per diversi motivi, come l’oggettiva impossibilità di dar vita ai comparti, il fatto che gli interventi edilizi fossero insostenibili per i proprietari o il disinteresse allo sfruttamento delle potenzialità edificatorie.
 
Nel 2013 il Comune, preso atto delle difficoltà dei proprietari e della necessità di promuovere un uso consapevole del territorio, limitando il consumo di suolo e contenendo il dimensionamento del PRG, ha emanato un avviso pubblico per la presentazione delle istanze di retrocessione. All’avviso hanno fatto seguito 16 istanze, che sono poi confluite in una Variante Specifica al PRG.
 
Nel 2014 il Comune ha replicato l’iniziativa, ricevendo questa volta 55 istanze confluite nella seconda variante specifica al PRG.
 
Quanto accaduto nella città abruzzese dimostra che il meccanismo della retrocessione viene attivato dal Comune, che deve predisporre una variante al PRG. Se Chieti ha deciso di consentire la retrocessione, lo stesso non è accaduto nella vicina Vasto, dove pure esiste un comitato cittadino che si batte per lo stesso motivo. Ogni Comune decide autonomamente in materia, con la concreta possibilità di creare un panorama di regole estremamente frastagliato  

 

FONTE: edilportale.com





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